Gesù virtuale a Lucerna
L’Intelligenza Artificiale rivoluziona la Fede?
La piccola e austera cappella di San Pietro, la più antica di Lucerna, è diventata protagonista di una rivoluzione tecnologica con l’installazione di un “Gesù virtuale” (un avatar) supportato da intelligenza artificiale, capace di dialogare in 100 lingue.Questa notizia ha fatto il giro delle testate mondiali nelle scorse settimane. A fare scalpore non è stato tanto l’utilizzo di un ChatBot basato sull’intelligenza artificiale, quanto il fatto che l’installazione prevedesse anche l’uso di un avatar (un’immagine virtuale) e che la scelta fosse ricaduta sulla figura di Gesù.
A coordinare il progetto è stato Marco Schmid, teologo della Peterskapelle, mentre la parte tecnologica è stata affidata a un laboratorio della locale università. Questo esperimento può essere definito pionieristico per diverse ragioni:
- In primo luogo, la piattaforma AI era «allenata» su testi teologici, e le eventuali «allucinazioni» (così vengono chiamati gli errori di risposta) potevano creare imbarazzo o scandalo;
- Analizzare quali dialoghi e interazioni possono aver luogo tra umani e Intelligenze Artificiali su temi religiosi;
- La creazione di un avatar, quindi un’immagine virtuale, di Gesù rappresentava una scommessa in termini di apprezzamento, sia da parte del pubblico che degli esperti di religione.
Questa che poteva sembrare una provocazione è stata accolta con favore dagli utenti, anche se come riportato da The Guardian, ci sono state alcune differenze tra le reazioni delle diverse comunità religiose.
Nella comunità protestante, ad esempio, si è registrato imbarazzo per l’uso dell’immagine di Gesù, mentre tra i cattolici sono emerse perplessità sull’uso del confessionale collocato nella chiesa.
Le università di Lucerna che coordinano il progetto analizzeranno i risultati dei colloqui ed temi trattati, ma a me sembra che ci sia un altro aspetto rilevante che emerge dal progetto: il rapporto tra la diffusione della religione e la tecnologia.
La stampa, ad esempio, fu una rivoluzione tecnologica che ebbe un ruolo cruciale anche nella diffusione delle idee protestanti durante la Riforma iniziata nel 1517, trasformando il modo in cui le informazioni venivano trasmesse e sfidando l’autorità della Chiesa cattolica. Grazie a questa innovazione, fu possibile produrre e distribuire in massa gli scritti dei riformatori, in particolare quelli di Martin Lutero. Le sue idee, tra cui le celebri 95 Tesi affisse originariamente alla porta della chiesa di Wittenberg, furono rapidamente stampate e diffuse in tutta la Germania e in Europa, raggiungendo un pubblico vastissimo.
Un impatto significativo della stampa fu l’accesso senza precedenti ai testi religiosi. La possibilità di tradurre e distribuire la Bibbia in lingue locali permise per la prima volta alle persone comuni di leggerla e interpretarla autonomamente, sfidando il monopolio della Chiesa cattolica sull’esegesi biblica.
Un aspetto fondamentale della diffusione delle idee protestanti fu la sproporzione nel volume delle pubblicazioni. Tra il 1518 e il 1544, le opere di Lutero stampate in tedesco ammontarono ad almeno 2.551, mentre nello stesso periodo le stampe cattoliche furono poco più di 514. Questo netto divario diede ai protestanti un vantaggio significativo nel raggiungere e influenzare la popolazione alfabetizzata e conseguentemente ampie porzioni di popolazione.
Oggi ci troviamo di fronte a una nuova era, in cui le intelligenze artificiali stanno trasformando il nostro modo di vivere e di percepire la realtà. Il «Gesù virtuale» di Lucerna potrebbe rappresentare il primo segnale di una nuova competizione tecnologica tra le grandi religioni del mondo?
I cattolici, questa volta, non sembrano essere colti di sorpresa dalla tecnologia: basti pensare al concetto di «algoetica» proposto recentemente dal Papa, o al fatto che il teologo Paolo Benanti, dell’ordine dei francescani, presiede la Commissione italiana sull’intelligenza artificiale ed è uno dei 39 membri del New Artificial Intelligence Advisory Board presso l’ONU.
Oppure al lavoro di Gabriele Trovato, docente associato all’Innovative Global Program del Shibaura Institute of Technology di Tokyo in Giappone, che ha creato il primo robot che aiuta il fedele nella ricerca di un passo biblico o di una preghiera (qui il suo intervento e racconto del progetto).
Che cosa ci si può aspettare dal mondo musulmano, che vieta espressamente le raffigurazioni sacre dei profeti, ma si dimostra estremamente presente e attivo sui social media? Un interessante approfondimento sul tema dell’identità musulmana, con un capitolo dedicato alla presenza sui social, è offerto da Francesca Bocca-Aldaqre nel suo libro Manifesto dell’Islam italiano.
Un mondo, quello religioso, che sta esplorando le nuove frontiere offerte dalla IA; a noi non resta che guardare i risultati magari ricordando la laicissima, oltre che breve, Campagna dei Cento Fiori lanciata da Mao nel 1957 che aveva come slogan: «Che cento fiori fioriscano, che cento scuole di pensiero gareggino!». O, verrebbe da dire, che cento avatar gareggino!